Az. Agricola TAPPERO MERLO DOMENICO
ABOUT ME
I wanted to restart from my roots. I come from a background of peasant families which dedicated themselves to viticulture for generations. But I, just like many locals from Canavese, was attracted by the technology of Olivetti, the company that represented the avant-garde of computer industry of Ivrea, Italy. After an important experience as an
entrepreneur in the world of software, in 2001 I’ve decided to dedicate myself to a new adventure. I started to replant the vines coming from my heritage and brought in other vines to perfect my Erbaluce grapes. I wished for the vineyard to become my life partner, enhancing our values and letting the world know our incredible story. I just wanted to narrate the story of my land through Erbaluce. My land, apparently poor but so particular, where the sand torn from the Alps of Valle d’Aosta mixes with the ground. Along side with replanting new vines, I decided to enrich my wine culture attending wine tasting courses. I became a sommelier first, then a wine taster and as a result a lecturer teaching
viticulture. I felt the necessity to teach the traditional “cultivation” method of “modern”.
MY PHILOSOPHY
Being loyal and respectful to your “terroir” is fundamental to reach original and authentic results. This is why I decided to revise in a modern way the traditional techniques used by the local winegrowers of the past, focusing on the organic features of the soil. I use the “sovescio mirato” (“green manure”) with leguminous, gramineous and astraceous herbs
to improve the fertility of a very acid soil. All the treatments have low environmental impact and they use alternative products based on ivy, horsetail, yucca, propolis and a small amount of cow milk, copper and sulfur powder. We help the natural development of spontaneous flora and fauna for a natural environmental balance. Our daily activity in the vineyars is a constant research and experimentation on local traditional techniques. The farm adopt an organic production method and is identified with the IT BIO code 006 I2084
MY LAND
Since 5 millions years ago the Adriatic Sea started to retreat from the Alps through the region that the Po Valley occupies today. This land was gradually covered by the sediments originated from the erosion of the Alps. Later, due to the lower average temperature, the Alps begun to accumulate big amounts of ice that started to spread towards the bottom of the valley. Aosta Valley was covered by the Balteo Glacier creating the majestic Morainic Amphitheatre of Ivrea.The Balteo glacier smoothed the sides of the mountains that were on its path carrying the corrosion materials, forming an incredible mixture of mud, sand, pebbles and boulders huge, which transported from the glacial mass was deposited on thefront and sides of the glacier forming the majestic Morainic Amphitheater of Ivrea. In this way very particular and very varied soils were formed in the composition. The lands of the Morainic Amphitheater of Ivrea are very acidic and are normally composed of 70-85% sand, 10-20% of silt and 5-10% of clay that guarantee excellent drainage to the vineyards.
LE MIE RADICI
Ho voluto ripartire dalle mie radici. La mia infatti è stata una famiglia contadina dedita da generazioni alla viticoltura. Anch’io però, come tanti canavesani, sono stato contaminato dalla tecnologia, che qui aveva un nome, Olivetti. Dopo un’importante esperienza imprenditoriale nel mondo del software, nel 2001 ho deciso di dedicarmi ad una nuova avventura sempre nella mia terra, ripiantando i vigneti di famiglia, acquistandone altri e destinandoli alla sperimentazione dell’Erbaluce. Desideravo che questo vitigno fosse il mio compagno di viaggio, valorizzandolo, facendolo conoscere, diffondendone la sua incredibile storia che ci caratterizza nel mondo. Volevo narrare la storia della mia terra attraverso l’Erbaluce e cosi, parallelamente al reimpianto dei vigneti, ho deciso di arricchire la mia cultura vinicola diventando prima sommelier e poi narratore del mio territorio. Credo che chi non ami la propria terra non abbia rispetto dei propri avi e della fatica che hanno dovuto fare per renderla vivibile. Da queste premesse parte la mia personale battaglia di valorizzazione dell’Erbaluce praticando una viticoltura che fosse testimone di un ritorno “moderno” all’artigianalità.
LA MIA FILOSOFIA
La mia attività in vigna è una continua ricerca, riscoperta e rielaborazione di tecniche del passato recuperando quanto di valido si praticava storicamente in loco. Credo che se una persona opera nel rispetto dell’ambiente che lo circonda, senza compromettere alcun equilibrio, non necessiti di alcuna certificazione che attesti la bontà del suo operato. Ed è così che ho applicato in chiave moderna le tecniche agronomiche che erano adottate dai vignaioli canavesani nel passato, ponendo particolare attenzione alla struttura organica dei suoli, praticando il sovescio mirato (con leguminose, graminacee, asteracee) per migliorare la fertilità dei terreni molto acidi. I trattamenti sono a basso impatto ambientale, con prodotti alternativi a base di edera, equiseto, yucca, propoli, un ridotto impiego di rame, zolfo in polvere e latte vaccino. Si favorisce lo sviluppo della flora spontanea e della fauna tipica del luogo per favorire il naturale equilibrio tra le specie. I vigneti sono abitati da lombrichi, maggiolini, api, scarabei, ognuno dei quali contribuisce all’equilibrio del vigneto. L'azienda adotta un metodo di produzione biologico ed è identificata col codice IT BIO 006 I2084.
VITICOLTURA IN CANAVESE
La qualità di un vino è strettamente legata al suo territorio di origine ed al talento dell’uomo che nel tempo ne ha saputo esaltare le caratteristiche. I canavesani sono vignaioli da sempre e prima ancora che i Romani, conquistassero il Canavese, i Salassi, i nostri avi, coltivavano già la vite. Discendevano dai Celti da cui avevano ereditato le tecniche della
viticoltura etrusca. Già a quei tempi si faceva uso della botte, ancora sconosciuta ai romani, e si consumavano vini secchi e non dolci come bevevano a Roma. Nel corso dei secoli la viticoltura in Canavese divenne sempre più importante e il vino rappresentò a lungo l’entrata più importante dell’economia locale, diffondendosi fuori dai confini locali. Nel 1819, da un censimento commissionato dal Regno di Piemonte e Sardegna, i vigneti avevano un’estensione di ben 12.500 ettari. Sempre in quegli anni, nel 1867, i vini di Loranzè furono definiti eccellenti all’Esposizione Universale di Parigi, mentre quelli di Caluso furono premiati con medaglia d’oro a Parigi e a Londra. L’erbaluce è un vino nel quale freschezza e mineralità evocano straordinariamente l’origine dei nostri suoli. Terreni poverissimi strappati dai ghiacciai alle montagne più alte d’Europa che gli imprimono
un’impronta inconfondibile di straordinaria finezza ed eleganza, vini con una storia millenaria e affascinante da raccontare.
IL TERRITORIO
A partire da 5 milioni di anni fa il mare Adriatico, che a quei tempi occupava il bacino padano e si spingeva fino all’interno della Valle d’Aosta, venne gradualmente riempito dai sedimenti originatisi dall’erosione della catena alpina. Successivamente, a causa della diminuzione delle temperature, il fondovalle della Valle d’Aosta venne totalmente occupato dal Ghiacciaio Balteo. Durante la sua corsa il ghiacciaio levigò e arrotondò i fianchi delle montagne formando il maestoso Anfiteatro Morenico di Ivrea. I terreni formatisi dalla corsa della ghiacciaio sono prevalentemente sabbiosi e frammisti a sassi e ciottoli di ogni dimensione provenienti dal disfacimento delle rocce dei massicci del Monte Rosa,
Monte Bianco, del Cervino e del Gran Paradiso. I terreni dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea sono molto acidi e sono composti normalmente da un 70-85% da sabbie, 10-20% da limo e da un 5-10% da argilla che garantiscono un ottimo drenaggio ai vigneti.