Sono nato dove tutto il sepolto parla di vino… e di vita. La Calabria mi ha dato tanto, mi ha cresciuto in un villaggio dove tutti hanno la stessa altezza. Mi ha insegnato il rispetto dell’altro, come fermare il tempo, il valore della fragilità, la soluzione dell’ascolto. Ho voluto fermamente che i miei figli avessero la stessa opportunità, frequentassero la stessa scuola. Così, intorno ai quarant’anni, dopo aver fatto il biologo molecolare, l’internista, insegnato e praticato l’ecografia e la medicina d’urgenza, ho sentito il bisogno di restituire qualcosa al posto che mi aveva cresciuto e scaraventato nel mondo. Così nasce, nell’olimpo dei terroir, nell’alma tellus delle cultivar, nella terra fondata da Enotrio, la “Le Moire”. Le moire sono le tre sorelle dalle lunghe braccia scure che filano, tessono e interrompono il filo della vita. Rappresentano il destino. Ho voluto che fosse sancito nel nome della azienda la mia fiducia nella Calabria, in un urlo di sole che chiede riscatto; una terra di vino e di genti, di storia e tradizioni. Il logo della Le Moire è infatti tripartito e rappresentato da un filo, che lega, che cinge, che trattiene, la vita e le persone nel loro stare insieme, come fa il vino. Vicino ai vigneti un ponte romano della Via Popilia, datato intorno al 206 avanti cristo, un’opera architettonica di spettacolare grandezza, noto come ponte di Annibale per essere legato alla sua fuga verso Terina inseguito dai romani. Così nasce il vino Annibale, che ha la forza del conquistatore e la memoria dell’elefante. Zaleuco, il primo legislatore dell’occidente in quel di Locri nel VI° secolo avanti cristo. Oggi la Calabria è nota per ben altro. Ci piace ricordare che siamo stati quelli lì, che abbiamo quella storia alle spalle. Così nasce il vino Zaleuco, luminoso e potente come il pensiero del filosofo. E i miei contadini, la loro cultura profonda che parla di cose per figurare temi e paradigmi. Così il vino rosato nel loro dire è né bianco né nero, né maschio né femmina, ma sempre benaccetto, sempre figlio di Dio. E’ così che nasce Shemale, l’orgoglio dell’ibrido. Shemale celebra il nostro rispetto per la diversità, perché come dice Jeanette Winterson, non costruiamo ponti semplicemente per non camminare sull’acqua. E poi sul vino, quante chiacchiere, quanto marketing, quanti nasi tirati all’insù, quanta spocchia. E quanto bisogno di silenzio. Così nasce Mute, una muta passione. Come un amore segreto, e forse oggi oramai proibito, custodito con gelosia dalla semplicità di una vigna, di un grande vitigno, di un fare semplice in cantina.